sabato 14 maggio 2011

Giancarlo Giuliani presenta AMORI POLARI (13.05.2011)

Un libro che parla d'amore, certo, ma che evita ogni facile sentimentalismo e tocca con leggerezza nodi psicologici ed esistenziali di grande importanza. La narrazione segue il ritmo interiore, sfalda i confini della successione cronologica, procede per squarci attraverso i quali il lettore ricostruisce la vicenda, che è sì la storia di un amore irregolare, ma è anche molto di più.
L'incipit del libro, che allude alla data di nascita dell'autrice, ma che ha come soggetto la Sardegna, trova eco nel capitolo che precede il finale. La Sardegna è il luogo in cui la vicenda può e deve sciogliersi, essa è la "madre terra" con cui l'autrice è in simbiosi e in cui si identifica profondamente:
"Prima di scendere, pensai di chiedere asilo politico per il mio cuore confuso e strapazzato, ma decisi di scrivere le ultime note della mia canzone d'amore sul pentagramma della mia terra. le dovevo questo sacrificio ..." (p. 98)
Dunque, la terra natia. Una presenza costante, discreta, ma fondamentale. All'inizio la "fuga" dalla Sardegna è anche una fuga da un amore, dal dolore, dalla solitudine di chi vorrebbe che qualcuno tentasse di penetrare nel silenzio. Un taglio radicale, come unica via percorribile:
"scappai dal dolore e dalla sua proiezione perenne. Rinunciai a te per ricostruire la mia vita, lontana da quell'isola che era stata oltraggiata nella sua purezza da un gesto bieco e codardo. Ho preferito vivere quell'amore viscerale a distanza, provando a immaginare gli odori, il sapore di corbezzoli, i colori di macchia mediterranea, il suono appagante della dolcezza delle onde" (p.16)
Così, all'inizio del capitolo intitolato STRADE, il lettore è come spiazzato, viene condotto con forza in un'altra dimensione. L'emozione è forte, si segue con partecipazione il cammino della protagonista alla ricerca di un senso di famiglia, di un barlume d'amore. Inutilmente. La disillusione è grande, fino al dramma di un abbraccio che da espressione di familiarità e di gioia diventa dramma, rafforzato dall'omertà di quegli stessi ambienti familiari che avrebbero dovuto invece essere rifugio e fonte di serenità. Significativa è l'allusione alla vicenda del piccolo Alfredino Rampi, in quanto la protagonista avverte una forte consonanza con la sofferenza del bimbo e della famiglia.
Ma la risposta alle speranze e alle aspettative di Marta è il silenzio:
"Il silenzio fu la scelta di tutti i partecipanti, come furono smorzati anche gli affetti, le confidenze, i discorsi scomodi. Mi auguravo la morte. Scambiai quel silenzio per una magia, l'unica che poteva far sparire tutto ..."
Ma vivere è la risposta al dolore, affrontare le sfide dell'esistenza trovando ogni volta la forza per ricominciare. Seguiamo il racconto di Marta, il rimpianto di un'adolescenza mai vissuta con la pienezza e l'incoscienza tipica di quegli anni spesso incantati. Proprio la giovinezza invece le era stata rubata e il ricordo è come sale su una ferita pulsante. (p.30)
Le lettere scritte a se stessa e al suo Andrea sfalsano i piani temporali, costruendo un continuo rapporto tra passato e presente, tra riflessione ed emozione, con la consapevolezza di chi sente di aver comunque scelto una strada da percorrere fino in fondo. Bellissimo è lo squarcio, nel capitolo intitolato NATURA, nel quale i due innamorati cercano il manto della notte e la luce delicata della luna:
"Scegliemmo la luna, ci accompagnammo a lei e impregnammo i nostri sensi. Insieme ci chiedemmo come potesse avere lo stesso splendore nelle notti d'amore e nelle notti criminali. La inseguimmo, e quando, perduti, la trovammo, ci lasciammo consolare. Ammirammo la sua libertà di mostrarsi ogni notte diversa. A volte si concedeva interamente, altre volte si nascondeva a quarti; a volte amava essere rincorsa tra le nuvole ... Luna capace di accompagnare le nostre notti ... grazie per averci donato il tuo quinto quarto, quello spicchio magico riservato ai poeti, quella chiave che apre il forziere dei colori e ci fa percepire questo cielo viola. Forse hai semplicemente rinnovato i nostri occhi e i nostri cuori." (p. 36-37)
Il vivere due vite parallele, una sociale e l'altra percepita come vera, profonda, determina le ragioni di una scelta apparentemente difficile, quella di mantenere la segretezza, accettandone fino in fondo tutte le possibili conseguenze. Un amore clandestino che non viene consumato dalla propria irregolarità, ma cresce, si scontra con l'altra immagine, quella pubblica, e ne esce vincitore nella sua integrità sostanziale, pur nell'irregolarità "sociale". Dirà più avanti la protagonista:
"Quella notte raggiungemmo la distanza massima tra la nostra conforme trasgressione e la loro trasgressiva conformità. Amammo, e lottammo per difendere i nostri cuori, piuttosto che limitarci a
sospendere le nostre vite e immaginare soltanto, n un guizzo di follia, di amare e di essere amati." (p. 51)
Altro stacco temporale, ed ecco la figura della nonna, capace, con il suo silenzioso accettare la vita, di insegnare "la forza della mente e del cuore", offrendo così il filo conduttore dell'esistenza, la capacità di "resistere" ai colpi della vita, con determinazione e coraggio. Trovano allora posto nel cuore di Marta anche le parole di Andrea:
"I ricordi saranno ospiti eterni del tuo cuore, ti chiedo solo di ricoprirli di una lieve coltre d'egoismo e distacco, e di lasciarli riaffiorare solo in ambienti protetti. Rivesti il passato con il futuro, e non ingabbiare il domani nella trincea dei mille ieri neri". (p. 56)
Sì, i ricordi. Come quello di un figlio cancellato, di un altro perduto quasi come se il destino volesse infliggere una terribile punizione, concedendo poi la gioia, sempre con una punta nascosta di dolore, di una maternità vissuta come una conquista: "se per tutti è il primogenito, per me è il fratello di due angeli rispediti al mittente molti anni fa, il destinatario di un triplo amore soffocato, la mia convalescenza, il mio percorso di recupero. Non c'è cura per il male di cui soffro, ma la sua vita sarà il perdono che devo a me stessa e a lui."
É lo snodo di un percorso di formazione, la svolta che determina le scelte successive, il lasciarsi e il ritrovarsi, il dolore e la gioia, la ragione e la passione, fino alla scelta finale, in un capitolo non a caso intitolato GHIACCIO. Eppure si ha la sensazione che non sia un epilogo, un naufragio, una sconfitta. La vita è lì, pulsa, pronta a offrire nuove svolte, pronta a sfidarci ancora a cogliere la forza delle emozioni, del cuore.

2 commenti:

  1. E' elettrizzante scovare nuove emozioni, nuovi angoli in ogni presentazione e recensione. Ho molto apprezzato l'approccio di Giancarlo, che ha scelto di porsi come "lettore" nell'analisi del mio libro. Credo che sia la prospettiva migliore e anche la più privilegiata; e sì, credo proprio di sì. La spiegazione è molto semplice: io mi rivolgo e mi rivolgerò sempre ai lettori, non offrirò mai le mie parole al "dio commercio".
    Tornando all'analisi fatta da Giancarlo, direi che l'apice emotivo è stato raggiunto quando ha colto la mia "naturale" vocazione a L'Aquila; ha scucito da pagina 36/37, una frase a me molto cara:
    "Scegliemmo la luna, ci accompagnammo a lei e impregnammo i nostri sensi. Insieme ci chiedemmo come potesse avere lo stesso splendore nelle notti d'amore e nelle notti criminali. La inseguimmo, e quando, perduti, la trovammo, ci lasciammo consolare. Ammirammo la sua libertà di mostrarsi ogni notte diversa. A volte si concedeva interamente, altre volte si nascondeva a quarti; a volte amava essere rincorsa tra le nuvole ... Luna capace di accompagnare le nostre notti ... grazie per averci donato il tuo quinto quarto, quello spicchio magico riservato ai poeti, quella chiave che apre il forziere dei colori e ci fa percepire questo cielo viola. Forse hai semplicemente rinnovato i nostri occhi e i nostri cuori."
    Quando raggiungi una simile intesa con un lettore, (dall'indubbio spessore umano, tra l'altro) puoi dirti soddisfatta. Io lo sono per cinque quarti; dedico questo finale a tutti gli aquilani, a tutti gli abruzzesi e a tutti coloro che hanno saputo travalicare lo scetticismo che il paragrafo intitolato "Terremoto" avrebbe potuto suscitare.
    Amori polari è un romanzo aperto, in tanti sensi.

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  2. Eri alla mia presentazione, Giorgia, e mi è sembrato che alcune mie parole ti fossero "amiche". É quello che è accaduto a me quando ho letto le tue. Alla prossima
    Giancarlo

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