Quando leggere si fa breve, semplice, dolce.
Dopo Figlio del Dio dalle braccia larghe, Matteo Pugliares pubblica il suo ultimo romanzo nel febbraio 2010, Mozart era il mio preferito (ed. Tabula Fati).
Una storia mesta, che ricorda tutti i malumori dell’adolescenza. Quando il mondo somiglia al luogo più solitario, quando le piccole gioie sono il risultato di una lunga e sofferta attesa.
La storia di Rosaria, di suo fratello Fabio, dei loro genitori sui quali le vicende scivolano inosservate, del gatto Pancrazio che si lascia coccolare sul letto, potrebbe essere quella di tante altre palermitane diciottenni. Il forte bisogno di sostegno, una felicità troppo dura a trovarsi, e allora c’è la musica a compensare lo spazio rimasto vuoto. Mozart, con le sue sinfonie, diventa il solo conforto per Rosaria, che “sentiva il peso della fragilità del suo corpo”.
La narrazione si alterna tra un tempo cronologicamente precedente, raccontato in terza persona, che ci svela il cuore degli eventi, e delle incursioni più brevi in prima persona, dove è proprio la protagonista a parlare. Ciascuno dei suoi monologhi si conclude con “Mozart era il mio preferito, amavo tutto di lui”. La musica, cuscino sul quale adagiare il corpo e la mente; compagna inseparabile e presente.
Non sempre il lieto fine fa parte della vita, ma anche un non-lieto fine può presentarsi amaro a varie gradazioni. Molte volte, se la felicità è stata raggiunta, per quanto breve resta un ottimo modo per concludere. Il tempo è così malleabile, così dipendente dalla maniera in cui lo percepiamo, da non potervi fare affidamento. Perciò occorre affidarsi a qualcosa di più solido, alle nostre certezze, alle nostre ricerche più sentite. Può darsi che la sola strada per non perdere tempo sia ricordare che non esiste.
Lucia Grassiccia
http://www.ondaiblea.it/2010111328173/Recensioni/Libri-Riviste-Web/mozart-era-il-mio-preferito-un-libro-di-matteo-pugliares.html
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